Dotato di ampi terrazzi, ha ospitato all’origine i corsi di formazione per i disegnatori meccanici della Olivetti, un tassello fondamentale nelle politiche industriali e sociali della società. Il progetto architettonico è dell’architetto Eduardo Vittoria (1951-1954), quello strutturale di Pier Achille Caponago del Monte. Nel 1965 l’edificio è stato ampliato su progetto di Ottavio Cascio. Modifiche alla struttura originaria sono state successivamente apportate dall’Ufficio tecnico Olivetti, l’ultima delle quali su progetto di Ettore Sottsass Jr (1999-2000) in occasione dell’apertura dell’Interaction Design Institute (2001-2005), innovativa scuola internazionale promossa da Olivetti Telecom e da Stanford University.
L’edificio ha una pianta a quattro bracci asimmetrici nel senso della larghezza (da 9 a 12 metri) dislocati intorno al corpo centrale di distribuzione, contenente le scale, i montacarichi e i locali di servizio. La scala interna ha uno sviluppo romboidale ed è coperta da un ampio lucernario vetrato.
I piani ospitavano i diversi locali per uffici che si affacciano sulle terrazze e le ampie sale destinate ai disegnatori. L’esterno è caratterizzato dal contrasto di colore tra il bianco delle travi orizzontali e dei pilastri verticali con i muri di tamponamento rivestiti di klinker blu smaltato lucido, contrasto che mette in mostra la struttura dell’edificio. Gli infissi delle finestre in ghisa rosso scuro sono stati cambiati nel successivo progetto di allestimento dell’IDI da parte di Sottsass Jr. L’uso del colore segue la cifra linguistica che Vittoria utilizza anche in altri edifici per Olivetti, a rimarcare una ricerca architettonica libera, mirante a superare i principi del funzionalismo.
Dopo il trasferimento dell’IDI, l’edificio ha ospitato diverse società di servizi per la telefonia e oggi è sede di attività legate al digitale.