Annibale Fiocchi, Marcello Nizzoli, Gian Antonio Bernasconi, 1959 –64
L’edificio è stato realizzato su progetto degli architetti Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli (primi studi 1952-1955; realizzazione 1960-1964) e risponde alle esigenze dell’azienda di dotarsi, in un momento di grande espansione industriale, di una sede di rappresentanza che ospitasse anche la presidenza della Società.
La pianta dell’edificio è organizzata in tre corpi di fabbrica, inclinati di 120 gradi l’uno rispetto agli altri, e di luci variabili tra i 16 e i 20 metri, raccordati da un elemento centrale. Il corpo centrale è il fulcro dell’edificio e ospita un grande scalone monumentale, al pari di molti palazzi uffici costruiti in quegli anni per i grandi gruppi industriali.
Il piano terra ospitava nell’ala C, a nord-est dell’edificio, un grande spazio destinato alla presentazione dei prodotti Olivetti; all’estremità, una grande sala per le riunioni della società, ancora oggi visibile; nell’ala A, a sud-ovest la foresteria (su progetto di Ettore Sottsass jr., 1968).
L’uso di decorazioni in facciata e la presenza all’interno dell’edificio di sculture marmoree e finiture di pregio (le aree di distribuzione sono rivestite da boiseries tutt’ora visibili; il marmo di varie venature e tonalità è utilizzato per i corridoi di distribuzione ai diversi piani) sottolineano il carattere monumentale dell’edificio secondo i canoni di rappresentanza e gli stilemi dell’International style della fine degli anni Cinquanta.
Nell’area retrostante Palazzo Uffici e ora nascosto dalla cortina del Nuovo Palazzo Uffici si trova il Centro Elaborazione Dati (CED), completato nel 1962. L’edificio, progettato dagli stessi architetti di Palazzo Uffici Olivetti, è caratterizzato dalla copertura apparentemente sospesa sui pilastri portanti arretrati rispetto alla copertura stessa, e sulle pareti di tamponamento perimetrali vetrate. L’edificio è collegato con una passerella all’edificio principale. L’ampia area verde davanti a Palazzo Uffici Olivetti, perimetrata da filari di pioppi cipressini, contribuiva nel progetto originario a costituire, insieme alla collinetta artificiale, oggi arretrata e ribassata rispetto all’originale, un filtro visivo nella percezione dell’edificio. Il progetto originario è di Pietro Porcinai (1963-1964), in collaborazione con Annibale Fiocchi e i giardinieri dei Vivai Canavesani.